“Nature & Life”, un disco entusiasmante del pianista Maurizio Baglini

Recensione di Girolamo De Simone

Si intitola “Nature & Life” il nuovo disco di Maurizio Baglini per Decca, su musica di Beethoven e Liszt. Fin dal titolo si può rinvenire il Leitmotiv di un lavoro pregevolissimo, la cui cellula primigenia, come dichiarato dal pianista nelle esaurienti note del booklet, è costituita dalla Sinfonia n. 9 op. 125 di Beethoven, la Pastorale trascritta da Ferenc Liszt nel 1864 per pianoforte solo, e già pubblicata dal nostro nel 2009. I motivi della riproposta mi paiono evidenti sin dal titolo-programma del disco, con accento rivolto alla necessità di un ripensamento delle “funzioni etico-sociali della musica d’arte” sia da parte del compositore che dell’interprete, il quale “diventa un vero e proprio traduttore atto a proiettare la musica nel presente  e nel futuro” (M. Baglini). 

La copertina del cd “Nature & Life” di Maurizio Baglini

Personalmente ho ascoltato più volte Baglini, sia dal vivo che in tv, eseguire la Pastorale, e posso azzardare alcune considerazioni, che principiano con l’escludere che il pianoforte intenda qui sostituire l’orchestra, e non solo per il complesso rapporto estetico tra fonte e derivato, e nemmeno per le riflessioni che di solito vengono snocciolate a proposito delle Sinfonie trascritte da Liszt, che di volta in volta assumono delle valutazioni nel segno dell’eccesso o della spoliazione rispetto all’originale di Beethoven. Posso solo dire che i Baglini ‘ricama’ certe frasi tematiche con tale delicatezza, e ne riempie altre con addensamenti tali, da non farmi pensare più all’orchestra, e forse nemmeno al lessico e agli stilemi della trascrizione pianistica (cosa che probabilmente era negli intenti di Liszt), ma mi conduce senza indugio alla cifra di Baglini, vale a dire alla lettura contemporanea di un pianista colto e sensibile. Baglini pienamente centra l’obiettivo di attualizzare i materiali già frutto dell’operoso lavoro di inveramento e sintesi (qual metafora migliore della dialettica hegeliana per confrontarci con Giganti simili) realizzato da Liszt, un “trascrittore minuziosamente attento e capace di predisporre sotto dieci dita una concezione sinfonicamente dettagliata e complessa”. 

Rivolgendosi alla storia tra il 1788 e il 1791 e al conflitto fra Austria e Turchia, Maurizio Baglini ne rintraccia linee che collegano la Sesta Sinfonia con le sei Variazioni sulla Marcia Turca op. 76 di Beethoven. “Già negli anni Settanta del XVIII secolo, prima Mozart e poi Beethoven ebbero una commistione con la moda culturale turca trasformata in musica sotto forma di fusione di ritmi e melodie etnograficamente riconoscibili, seppur provenienti da ambiti geografici e religiosi distanti dalle tradizioni europee (…). Le sei variazioni (…) sono un saggio di bravura virtuosistica tipico del Beethoven improvvisatore” (M. Baglini), cosa che riluce pienamente nella versione proposta in “Nature & Life”. 

Alla Pastorale fa pendant, nella raffinata proposta discografica che ci occupa, l’Allegro Pastorale n. 3 dalle Impressions d’un voyager S156, Fleur mélodiques des Alpes, vol. II e la “Pastorale” n. 3 dagli Années de pèlerinage, 1ère année, Suisse S160, dove Liszt rilegge le impressioni da viaggiatore d’un tempo ormai lontano, la cui esatta percezione si può avere soltanto immergendosi nel Viaggio in Italia di Goethe, o con alcune cronache di Wagner. Per questi grandi, il viaggio mantiene quale costante una rispondenza sentimentale interiore, diviene quasi un ‘accelerante’ immaginativo della creazione artistica. Maurizio Baglini opportunamente suggerisce, nelle note di accompagnamento che “la differenza tra le due versioni consiste nella tonalità di impianto (…) e nella dimensione formale”, laddove negli Années de Pèlerinage si pone come paradigma strutturale del pezzo il senso ritmico implacabile della passeggiata”. Tale passeggiata, conclude quello che può costituire lo stigma di questo affascinante percorso musicale, se svolta in mezzo alla Natura  può diventare una “sintesi del percorso esistenziale dell’essere umano”. 

Il disco è completato dal poderoso e ponderoso Totentanz di Liszt, prometafora di una sequenza del Celano, dove Baglini viaggia tra numerosi “ossia”, vale a dire a varianti proposte da Liszt. Le sue scelte e la resa timbrica rendono unica l’esecuzione e confermano la validità del progetto.

Girolamo De Simone