Musica, scacchi e origami. Il nuovo libro di Francesco Nocerino

Recensione di Girolamo De Simone

L’intento di Francesco Nocerino è dichiarato sin dalle prime pagine della sua nuova fatica (che è tuttavia anche un colto divertissement letterario, nello spirito più prezioso, storicizzato e meno edulcorato del termine):  “Se mi dovessi definire, direi che sono principalmente un professionista della musica napoletano, ma anche un entusiasta origamista e un appassionato scacchista. Col tempo ho costatato che molti condividono questi stessi interessi e che prediligere assieme musica, scacchi e origami, non è poi così raro. Anzi, per diretta esperienza, ho avuto modo di prendere atto che, di frequente, molti scacchisti apprezzano anche la musica e gli origami, così come a tanti origamisti piacciono gli scacchi e la musica e a tanti musicisti interessano gli scacchi e gli origami” (F. Nocerino, Scacchi  Pocket. Scacchi, Origami e Musica, NaturalMenteMusica-CIDM, Napoli 2020, p. 1).

Francesco Nocerino, infatti, è noto agli studiosi di tutto il mondo per essere uno dei più seri e fecondi musicisti-organologi partenopei. Come tale svolge da lustri un proficuo lavoro di riscoperta archivistica, divulgazione, rivalutazione e catalogazione degli strumenti  musicali napoletani (e non solo napoletani), alcuni dei quali riscoperti con infaticabile lavoro di Cercatore (evito di proposito la parola ‘ricercatore’). Ha pubblicato numerosissimi lavori scientifici (una selezione è reperibile qui: https://independent.academia.edu/FrancescoNocerino ) e scritto persino voci per il prestigioso Grove – Dictionary of Music and Musicians.

Il lavoro che qui ci occupa, tuttavia, è a sua volta prezioso: che io sappia, nessuno mai ha indagato la relazione che c’è tra la musica, l’universo scacchistico e… il mondo degli origami, la nobile arte giapponese di piegare la carta per trarne figure, effimere sculture, oggetti ludici, come appunto in questo caso la costellazione di pezzi che riempie la scacchiera, piano di battaglie e di sfide astratte, talora psicologicamente cruente, ma sempre appassionate, disegnando l’universo dell’arte degli Scacchi. Certo, su ciascuna di queste discipline (scacchi, musica e origami) si è scritto moltissimo. Qualche volta scacchi e musica son venuti a contatto. Ma le tre cose insieme, nella loro relazione affascinante, allusiva, appagante, non era scontato affiancarle e soprattutto trattarle con tale levità non esente da passione, ricercatezza e… scientificità come benissimo riesce a Nocerino in questo volume. Anzi, dirò che la levità della ‘fabrica’ degli origami fa pendant alla concettualità di alcune partite di scacchi, e il racconto, anche iconografico, bilancia la prosa scientifica dell’Autore, trovando un equilibrio tale da scatenare nel lettore una viva curiosità per ciascuno dei tre mondi. Anch’io, sono stato un grande appassionato dilettante di Scacchi (che scrivo ora con la maiuscola per il rispetto che si dovrebbe portare a quello che non considero un semplice gioco), e conosco alcune delle disposizioni strategiche dei pezzi sulla scacchiera: qualcosa di non lontano dalla musica. Solo che tale disposizione l’ho letta sempre come geometrica più che matematica: appunto una Strategia nella collocazione dei Suoni, un po’ nella scia di John Cage, pur citato nel libro. L’identico e il differente tra l’alea di Cage e quella di alcuni musicisti Fluxus è nella predeterminazione dei materiali e delle istruzioni, nell’apertura dell’esito, ma nella differente ricaduta personale e comunitaria delle azioni sonore poste in essere. Gli scacchi possono giocarsi con geometrica scienza, e vincere spesso, ma anche con creativa incoscienza, mettendo in conto d’essere sconfitti. Molti campioni presentavano l’una o l’altra di queste caratteristiche: io ho preferito i folli, quelli che si presentavano a sfide scacchistiche con la sorniona incoscienza orientale. Ed ecco, quindi, che fa capolino il Giappone: l’arte della disposizione perfetta dei pezzi e quella della piegatura della carta che segue linee tratteggiate (e il libro di Nocerino è denso di queste mappe cartacee, utili a costruire pezzi, scacchiere, sofisticati o small), non sono d’ostacolo, una volta acquisite, alla spontaneità e disponibilità tutte orientali a lasciar scorrere, a non intervenire: unico modo per risultare, davvero, vincenti. La fabrica degli origami, pratica di concentrazione, è poi un ‘fare’ non distante dalla pratica quotidiana dello studiar musica. Come ogni disciplina che si fa cammino, entrambe prevedono una tecnicalità tale da poter diventare soffocante se non sublimata nella levità della meta, che se non s’arricchisce di spontaneità resta soffocante discorso, prevedibile e noioso.

Il libro di Francesco Nocerino, dunque, va percorso sfogliandone le pagine in direzioni plurime, in avanti o rientrando sulle premesse, guardando i disegni originali (e allora il libro viene capovolto, per simulare i movimenti che ci serviranno per creare scacchi di… carta!) e le immagini di storiche partite, con i ‘mudra’ disegnati dalle mani delle giocatrici, o ripercorrendo le scacchiere di Cage e le opere dei musicisti che agli scacchi furono grati. Il sesto capitolo, intitolato “Scacchi e musica” è davvero godibile nella ricostruzione di queste amorose correlazioni. Ne offro un esempio: “tra gli apprezzati scacchisti, i musicisti Maurice Ravel (1875-1937), Manuel de Falla (1876-1946), Alfredo Casella (1883- 1947),nella prima parte del secolo scorso si distinse per essere davvero bravo con gli scacchi il russo Sergei Prokofiev (1891-1953), il quale nel 1914 sconfisse a San Pietroburgo José Raúl Capablanca (1888-1942), campione del mondo di scacchi dal 1921 al 1927” (F. Nocerico, cit, p. 82). 

Del libro di Francesco Nocerino mi piacciono poi le citazioni, ad esempio laddove si comprende come lo spirito orientale abbia forse guidato la sua mano:

“Modera il tuo desiderio di vittoria sull’avversario e sii soddisfatto di uno che ti vince. Non afferrare con impeto ogni vantaggio offerto dalla sua inabilità o disattenzione; ma fagli notare gentilmente che con una tale mossa mette o lascia un pezzo in pericolo e indifeso; e che con un’altra metterà il suo re in una situazione pericolosa, ecc. Con questa generosa cortesia (così opposta alla scorrettezza più sopra proibita) potresti davvero perdere la partita contro il tuo avversario, ma vincerai ciò che è meglio, la sua stima, il suo rispetto e il suo affetto; come pure la tacita approvazione e il buon volere di spettatori imparziali.”  (Benjamin Franklin, The Morals of Chess, in F. Nocerino, cit., p. 82).

Il bel libro si conclude con un’ampia bibliografia ragionata e con un auspicio, quasi foucaltiano, che riporto qui di seguito: “Auguro a tutti buon divertimento, buone pieghe e buon ascolto”… (cit., p. 92).

Una degli origami proposti nel volume di Francesco Nocerino, Scacchi  Pocket. Scacchi, Origami e Musica