I Dialoghi gesualdiani di Enrico Renna

Recensione di Girolamo De Simone

L’interesse di Enrico Renna per la figura di Carlo Gesualdo da Venosa è d’antica data. Gesualdo è amor dichiarato sin dal 1982, anno in cui Renna dirige in prima assoluta partenopea il  Monumentum pro Gesualdo da Venosa di Igor Stravinskij, al Teatro di Corte di Palazzo Reale, ottenendo l’interesse critico di Mario Bortolotto. Questi, in una recensione storica sull’Europeo scriverà sia di Stravinskij che di Gesualdo, rivelando tuttavia la straordinarietà del gesto compositivo di Renna: “In questo dittico [due brani per sedici strumenti dedicati appunto da Renna a Stravinskij… n.d.r.], dopo aver indugiato su una scomposizione pulviscolare, la musica si afferma molto originalmente con le sonorità asperrime del secondo numero, tutto giocato sulle tessiture estreme, riuscendo paradossalmente a una singolare gradevolezza: e a uno spavaldo approdo. Un centro secco”  (M. Bortolotto, “Centro secco a Partenope”, Europeo n. 49 del 6 dicembre 1982). 

Se si guarda a quel concerto si rinviene una linea interessante: Gesualdo; Stravinskij; Gesualdo/Stravinskij; Renna/Stravinskij, quasi a polarizzare una progettualità che ‘quadra il cerchio’ nell’eterogenesi delle fonti. Oggi, con Renna/Gesualdo, un cerchio si chiuderebbe dopo quasi quarant’anni…

Polarizzando il discorso, alla Otto Weininger, potremmo dire che esistono almeno tre macro-categorie compositive: c’è chi interagisce con le fonti; chi le metabolizza; chi si muove nell’illusione del ‘nuovo per il nuovo’, una categoria che proietta inesorabilmente all’accettazione della ‘purezza’ astratta dell’opera, ma non come punto metaforico d’arrivo, o meta ideale; ma quale ‘purezza-astrazione’ da realizzare hic et nunc, in una composizione determinata e attuale: la cosiddetta parola definitiva. Ora, se è vero che esistono opere che son considerate segnalatori stradali, per usare una terminologia francofortese, o che si sono poste (o meglio, che ‘sono state poste‘, per comodità analitica di chi le racconta) quali spartiacque storico tra un prima della musica e un dopo, con un cambio di direzione radicale utile forse ai bignami dell’accademia, è pur vero che tale astrattezza risulta inapplicabile allo scorrimento di reali pratiche compositive…: brandelli di modi che si mescolano fra loro, generano campi di coesistenza, superamento, ripensamento, talora con andamenti carsici, porosi, con sfibrature, inghiottimenti. Tutt’altro che colpi d’accetta repentini…

Tra le prassi, quindi, c’è quella che intende darsi per costituita e quella che dà per inteso esista imprescindibilmente l’altro, cui si rivolge, e col quale, più o meno implicitamente… dialoga! Superfluo aggiungere quali delle due modalità io preferisca per addensare itineranze di vita e ascolto.

Il nuovo lavoro – appena edito – di Enrico Renna si intitola, forse proprio per queste ragioni, Dialoghi gesualdiani per orchestra (Youcanprint ISBN | 979-12-20347-54-9 © 2021; ascolto con suoni sintetici: https://www.youtube.com/watch?v=l3H2kNvyeLw), e quando si chiede al suo autore una chiave di accesso alla sua fabrica, egli riferisce subito di “scale particolari, o materiali derivati dalla traslitterazione dei testi dei madrigali di Gesualdo; tecniche miste, lavoro su timbri e melodie timbriche (nel secondo dei Dialoghi), per giungere a una tecnica che ho definito ‘dell’innesto’; guardando non solo all’aspetto drammatico, ma anche a quello ironico/gioioso” (E. Renna)

Se ci si documenta studiando l’imponente vicenda biografica di Enrico Renna, si rinviene nel 2013 un secondo momento pubblico ‘gesualdiano’: è l’anno in cui al Conservatorio di Napoli si tiene un Laboratorio di Composizione per la ricorrenza del quarto centenario dalla scomparsa di Carlo Gesualdo. Segnalo questa circostanza, col conforto dell’Autore, perché il Laboratorio ospitò i lavori di numerosi giovani, le cui composizioni gesualdiane furono poi eseguite da altri giovani , quelli dell’orchestra del Conservatorio diretta da  Paolino Addesso. Entrambi, Renna e Addesso, esploreranno “un organico strumentale assolutamente originale composto di fiati, arpa e percussione che tiene conto delle dimensioni del timbro, del registro e dello spazio in rapporto tra loro” (Biografia ufficiale di Enrico Renna, https://www.enricorenna.com/biografia/). Di quell’esperienza Renna mi precisa: “Gli studenti furono lasciati liberi d’interfacciarsi come meglio credevano, né io parlai loro d’innesti. L’idea mi è venuta ed è maturata in questi ultimi anni…” (E. Renna).

Un terzo riferimento, per ben collocare l’opera appena pubblicata nell’ambito di una produzione ricca, accattivante, e proprio per questo motivo difficile da padroneggiare, va senz’altro a un lavoro di commissione dal titolo molto simile: i Dialoghi con Gesualdo per clarinet ensemble (https://www.youtube.com/watch?v=jOFyrEVsRus&t=64s): qui l’accento lo porrei sui suoni tenuti, sulla ricerca di “una omogeneità timbrica data dall’ensemble di clarinetti, poiché tutto nasceva da una commissione…” (E. Renna). Opera che naturaliter mi riconduce ad una ricerca più estesa, che contraddistingue Renna: quella sul Suono, e che a parer mio si può comprendere solo, come ho già riferito altrove, se si è avuta la fortuna di ascoltar suonare e dirigere Enrico Renna. Egli produce suoni rotondi, con una riflessione sulla modulazione interna dell’onda. Solo chi conosce il suo modo di porsi – con mite profondità – nei confronti dell’emissione sonora, potrà farsi eccellenza nell’interpretare i suoi lavori.

A proposito della citata opera per clarinetto, non è inopportuno riportare qui ciò che scrive Daniela Tortora nell’Introduzione all’edizione cartacea: “L’interlocuzione, il dialogo per l’appunto, non è soltanto l’artificio retorico dell’intitolazione: l’intera composizione si svolge lungo un doppio binario, ovvero si basa sul costante andirivieni tra l’originale materia gesualdiana, affidata all’intonazione puntuale e riconoscibilissima da parte dell’ensemble, e la tropatura di Renna che si insinua discreta, senza discontinuità alcuna, sagomata com’è a partire dall’originale secondo tecniche mutevoli (D. Tortora, Introduzione a E. Renna, Dialoghi con Gesualdo, Youcanprint ISBN | 978-88-27836-85-9 – © 2018). 

Torna, dunque, l’eteroriferimento di senso (così ricorrente, e risolutivo nell’esegesi estetica di un contemporaneo plurale, e già a partire dalle acquisizioni maturate sulla storica rivista di musiche contemporanee – ‘musiche’ declinate, appunto, al plurale – Konsequenz) laddove s’intenda che la prassi del tropo lo consente (dal greco trópos: volgere, usare in altro senso); ma anche – con significato più specificamente musicale – l’interpunzione, o l’inserimento di altro, differente testo in un corpus musicale già codificato.

Posti questi tre tasselli, ne devo aggiungere un quarto, che mi traghetta verso la conclusione di questa riflessione. Lo traggo sempre da uno scritto di Daniela Tortora, in prefazione alla Sinfonia degli Stasimi per grande orchestra di Enrico Renna: “Origine e motore di questa Sinfonia è … la parola poetica [di Alda Merini, n.d.r.] con le infinite suggestioni che vi si stipano al variare della temperatura drammatica: si va dalla semplice trasposizione/traslitterazione di lettere e sillabe in suoni (corrispondenza cellulare), alla lettura madrigalizzata di immagini, affetti e concetti, sino alle più vaste e imprevedibili campiture, capaci di evocare i contorni di una vita vera, vissuta e/o immaginata” (D. Tortora, Prefazione a E. Renna, Sinfonia degli Stasimi, Youcanprint, ISBN | 978-88-27828-83-0, © 2018; ascolto del primo stasimo con strumenti virtuali: https://youtu.be/0xtK9bgl5Rg ). 

Si tratta ancora di un eteroriferimento culturale, che motiva e può divenire struttura/materiale sonoro, assecondando una texture che s’avvale della “tecnica dell’innesto” (cit, E. Renna). E ancora: “radici e tronchi secolari che con opportuni innesti diano vita a nuove efflorescenze sonore” (dalla quarta di copertina dei Dialoghi gesualdiani, cit.).

Ecco allora ricomporsi un quadro di grande omogeneità e coerenza nel percorso compositivo di Enrico Renna, nella sua progettualità, nella sua pervasiva, essenziale, autorevole presenza nel panorama musicale contemporaneo: caratteristiche tutte che si riscontrano anche in questi Dialoghi gesualdiani, i quali scorrono con gradevolezza, consequenziale svolgimento stilistico, e appuntite vette di virtuosismo lessicale, grazie al sentire di chi ha fatto dell’altro il proprio orizzonte.
Così, innovando.

Girolamo De Simone

La copertina dei Dialoghi gesualdiani per orchestra di Enrico Renna
Enrico Renna, in una foto tratta dal sito ufficiale del compositore
Recensione di un celebre lavoro di Enrico Renna, apparsa sul quotidiano ‘il manifesto’ nel 1995, a firma di Girolamo De Simone